Che poi sono il piccolo brasiliano e il piccolo giapponese. Ancora una volta si assiste ad
uno show cabarettistico del grande comico Grossogianni! Al via succede che il
francesino centra il povero Webberone che si mette per traverso nel bel mezzo
della prima curva, in pieno stile manovra PITT della polizia americana. Solo
che qui siamo in Giappone e Grosjean non è un poliziotto. Almeno ufficialmente.
I commissari gli affibbiano uno stop&go e tutti sono più contenti. Ma la
Lotus è protagonista negativa in partenza perché Raikkonen sfiora la gomma
posteriore destra di Nando Alonso che finisce in testacoda e deve ritirarsi.
Ahia. Safety car in pista con Vettel al comando, l’eroe di casa, Ninja Kamui al
secondo posto e un ottimo Felipinho Massa terzo. Al 6° giro Sergio Perez si trova dietro a
Luigino Hamilton, si immedesima nelle vesti di prossimo pilota grigio McLaren e
lo infila prepotentemente al tornantino. Lewis non se n’è accorto, ma stava già
guidando una Mercedes. Nel tentare la stessa manovra su Button, futuro
compagno, al 18° giro però, Perez si ritrova all’esterno e finisce in
testacoda. Addio sogni di gloria per oggi. Ma Jenson ha già capito con chi avrà
a che fare l’anno prossimo. Il povero Schumy (che, lo ricordiamo, ha salutato
la compagnia per la seconda e ultima volta per raggiunti limiti di cataratta)
partiva 23° e piano piano risaliva fino all’11° posto. Sottotono Button ed
Hamilton, che non si smuovono dal 4° e 5° posto. Dopo la sosta ai box Massa
riesce a scalzare Kobayashi al secondo posto e prosegue la sua corsa verso la
conferma a Maranello, a meno di sorprese dal Gp di Corea in poi. Al 33° giro
comincia il secondo giro di soste ai box, mentre Vettel continuava la sua cavalcata
dando 14 secondi a Massa che fa quel che può in seconda posizione, già di per
sé è tanta roba. Tentava di ritardare la sosta ai box con la tempistica Ferrari
non sempre al top, ma alla fine al 37° giro si ferma e mantiene la seconda
posizione davanti al “piccolo giapponese della Sauber” (che ha, lo ricordiamo,
13 anni) come suggerisce Mazzoni. Alonso intanto, intervistato manda una
macumba terribile a Vettel: “Non è successo niente, oggi è toccato a me, domani
tocca agli altri”. Seb, avvertito via radio, si strizza i gioielli di famiglia
come può, tra una curva e l’altra. E ha tempo anche di fare giri veloci, col
distacco su Felipe che sale a 18 secondi. Nel finale, Alonso lascia la pista
lanciando anatemi in compagnia della russa fidanzatina e del fido massaggiatore
(di Nando, non della ragazza). In pista, Button sveglia la McLaren dal torpore
e si avvicina a Kobayashi quando mancano 5 giri al termine e ci si sposta su
Rai Due…dove non cambia nulla, anzi c’è Schumy all’attacco di Ricciardo per la
decima posizione, giusto perché deve dimostrare di essere al pari dei più
giovani, come dice lui. Insomma, a un giro dal termine, Button non riesce a
prendere Koba (per fortuna, in fondo chi scrive tiene per il Giappone) Grosjean
termina lo spettacolo e si ritira tra i fischi del pubblico e Vettel non
subisce l’effetto degli strali malefici di Alonso e va a vincere in maniera
netta, senza mai aver perso la testa della gara. Ora Nando ha solo 4 punti di
vantaggio sul tedesco (190) che ormai è l’unico vero rivale per il mondiale,
visto che Raikkonen e gli altri sono distanti oltre i 30 punti. In Giappone si festeggia intanto un giapponese sul podio, 22 anni dopo il leggendario (?) Auguri Suzuki.
Resa dei conti in Corea domenica prossima.
Resa dei conti in Corea domenica prossima.
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