giovedì 14 novembre 2013

1 - One. Da Clark a Senna passando per Rush dal vivo.

FoxFormula1
Se Rush è piaciuto più o meno a tutti, ecco, ora non dovrebbe mancare nella lista dei "lovvisto" del nerd di F1 questo emozionante documentario di cui si è parlato tempo fa qui. Paul Crowder ha montato magistralmente la storia della F1, dai suoi albori nel 1951 attraverso filmati d'archivio preziosi, autentiche gemme che raccontano qualcosa di unico. Raccontano, e racconta (il docu-film), di come la F1 si sia preoccupata prima dello spettacolo per poi fare i conti con la vita umana. E quanti conti. Essenzialmente "1" è la storia dell'evoluzione tecnica in F1, dovuta sì alla volontà di aumentare le prestazioni, ma anche e soprattutto alla necessità di proteggere il pilota, quel folle che "più è vicino alla morte più si sente vivo" per citare ancora una volta Rush, quei "piloti, che gente..." di cui parlava il commendator Ferrari.

"1" comincia dalla fine. Dal 1996 a Melbourne. Due anni dopo Senna, la F1 è più sicura. Ma Martin Brundle con la Jordan fa un volo impressionante, carambola a terra e sbatte violentemente.


Si teme il peggio. Di nuovo. L'auto è distrutta, capovolta, si vede il motore a pezzi...ma l'inglese esce dalla vettura. E' vivo! E' il segno che il mondo della F1 è cambiato in meglio sulla sicurezza. Non solo. Martin corre dal dottor Watkins che gli da l'ok per continuare: . Sale sul muletto (all'epoca si poteva fare) e riparte.

"Ti ho visto correre per 300 metri e saltare le barriere, per me stai bene!"
Il racconto passa dalla voce diretta dei protagonisti, specie Jackie Stewart che tanto si è battuto per la sicurezza dopo aver vinto 3 mondiali e aver visto troppi amici sparire. Anche Jackie Ickx, che lo ha sempre criticato, alla fine ammette quanto Jackie avesse ragione.

"Motor racing was really dangerous...and sex was safe!" Questo lo Stewart-pensiero.
Alla sua centesima gara Jackie lascia il circus, ma il compagno di squadra Francois Cevert ha un incidente mortale a Watkins Glen. Era il 1973 ed erano state installate le armco barriers, i guardrail come li conosciamo sulle strade di tutti i giorni. Ma ancora non bastava, perché spesso erano proprio quelle terribili lamine d'acciaio ad uccidere. Come con Francois e altri negli anni a venire.

Fittipaldi chiede aiuto a Dio dopo l'incidente di Cevert...
Sulla griglia di partenza della F2 ad Hockenheim c'era anche un giovane Max Mosley. Ma c'era soprattutto Jim Clark con la Lotus di quel genio di Colin Chapman, di cui secondo me Adrian Newey è l'erede designato. Uno che per tirare fuori la performance dalle auto levava tutto il superfluo. Vinceva, ma il rischio aumentava di molto. E Clark fu vittima illustre. Il mondo si fermò e i piloti pensarono: "Se è morto Clark che era un campione, tutti possiamo morire". Ecco, Mosley rimarrà colpito duramente da quei fatti e pensò che se un giorno avesse avuto un ruolo nella F1, qualcosa doveva cambiare. Nel '93 nacque la FIA, Mosley fu presidente e fece qualcosa per la sicurezza, ma solo dopo la morte di Senna. Poi festini in maschera. Poi a casa.

Jochen Rindt decide di far correre la sua Lotus a Monza senza ala posteriore...finirà male.
Non ci si rendeva ancora conto dell'importanza della sicurezza, tanto che scarseggiava anche la preparazione a bordo pista. Roger Williamson nel '73 morirà avvolto dalle fiamme, senza che nessuno andasse a soccorrerlo. Da allora vennero dichiarati obbligatori i servizi antincendio. Sempre e solo dopo che i fatti avevano ormai preso la scena.

E' possibile ritrovare anche il ghigno malefico di Bernie Ecclestone fra i ritagli video di "1". Che ammette candidamente che all'epoca dell'acquisizione dei diritti TV (grossomodo il periodo di Lauda e Hunt) c'era una sorta di dittatura in F1 e lui aveva l'ultima parola. Rischiate di morire? Beh? Siete piloti, saltate in macchina e correte! Il soldo veniva prima di ogni cosa. Ma ci volevano anche queste:

"Come hai fatto a vincere, James?" chiede Stirling Moss...
Balls che hanno fatto la differenza. Lauda le ha avute per tornare in pista cinque settiamane dopo aver rischiato di morire. Hunt le ha avute per aver corso in Giappone sotto il diluvio.
La lotta Lauda-Hunt prende com'è ovvio una uona fetta del documentario, soffermandosi sulla dura decisione di Niki:

Jo Ramirez non perdona a Lauda l'abbandono della gara.
Si racconta poi l'arrivo di Sid Watkins, per volere, va detto, di Bernie Ecclestone. Ma doveva pagarsi lui tutte le trasferte e gli alloggi...Nonostante tutto, Sid accetta e dal '78 è il medico della F1. E' toccante la sequenza che vede Watkins parlare di Senna, di quanto poco abbia potuto fare per convincerlo a non correre a Imola. E si rimprovera di essere stato poco duro con Ayrton. Magari gli avrebbe fatto cambiare idea: "Ero responsabile di quei ragazzi, per me erano solo ragazzi perché ero molto più vecchio di loro"...
Sid è scomparso nel 2012. Ayrton lo avrà sicuramente rassicurato ormai.
Si arriva ai giorni nostri, con Hamilton che parla della grande sicurezza che hanno le monoposto odierne, anche dopo aver visto il crash terribile di Kubica a Montreal nel 2007. Se un pilota oggi può arrivare a dire questo:
significa davvero che la F1 oggi è sicura. Forse è noiosa, ma almeno non è necessario vedere dei ragazzi morire in TV, mentre svolgono il loro lavoro. 
"1" è il racconto di come si è arrivati a questo, è triste, è emozionante, è attraente. E'dedicato a tutti quelli che sono scomparsi in pista.

"1" uscirà in dvd\bluray a gennaio 2014 oppure lo trovate su iTunes a €14,99. Lo consiglio vivamente, non ve ne pentirete. Questa è storia. Rush è un film.

Se vi è piaciuta la recenzzzione, condividete sui social e cliccate "Mi piace" per la pagina facebook quì a destra (Likebox) o qui FoxFormula1
Grazie a tutti quelli che lo faranno!

 





Nessun commento:

Posta un commento