giovedì 26 settembre 2013

Rush: quando la F1 era roba da eroi

I veri Lauda e Hunt
Finalmente, dopo quasi una settimana dalla sua comparsa nei cinema, sono riuscito ad andare a vedere Rush. Per un appassionato dello sport Formula 1 è un appuntamento immancabile. Ma anche per chi di F1 non capisce\non sa nulla. Perché prima di tutto, il buon Ron "Ginger" Howard, è riuscito a raccontare la storia di due uomini, due eroi contrapposti, uno la nemesi dell'altro. Uno meticoloso, calcolatore, che non fa nulla che non abbia uno scopo preciso, Niki Lauda. L'altro, casinista, dedito alla bella vita, spaccone, sciupafemmene e incosciente...James Hunt "The Shunt" (lo schianto, per via della tendenza a causare incidenti).

Tanto per dare un'idea del tipo...sigaretta, cocktail e, uhm, catena al collo...il tipo villoso è invece Barry Sheene, leggenda del motociclismo.
Il film accompagna lo spettatore a conoscere i due tipi, lo immerge nell'atmosfera degli anni '70 grazie a una resa del colore molto particolare, quasi slavata, come una pellicola dell'epoca, tagli delle riprese mirati ad evidenziare ogni momento di tensione ed emozione e un sonoro che ti prende e ti getta direttamente sulla griglia di partenza con le dita nelle orecchie sanguinanti. Ovviamente tutto il contorno di sponsor e vetture dell'epoca è stato curato (memorabile e lollosa la corsa in Lancia 2000 del'71 di Lauda e Hunt che si sposta in una Mini, e resta da capire se il gigante Hemsworth è riuscito davvero ad entrarci). E le due ore piene scorrono veloci fino all'epico finale, con un epilogo triste e che fa riflettere su quanto la F1 sia cambiata e offre un esempio di due scelte di vita che hanno portato a risultati differenti, ma comunque spettacolari.

La F1 era uno sport per supereroi e il film lo mostra in maniera molto marcata, nelle crude scene di incidenti dove si versava molto sangue e se tornavi ai box era già un risultato decente, dove quando pioveva forte si scendeva in pista e si pregava. La sequenza stessa dell'incidente di Lauda è orchestrata in maniera drammatica e ti lascia a soffrire con Niki durante i durissimi 40 giorni in ospedale. Anche chi non ha vissuto all'epoca dei due piloti (1976) riesce ad avere un'idea di quanto quella stagione sia stata epica, della portata unica degli eventi che si sono verificati in quel campionato mondiale.


Lauda e Hunt al gippì degli Stati Uniti.
C'è spazio ovviamente anche per le donne (Olivia Wilde nei, pochi, panni di Suzi Miller Hunt e Alexandra Maria Lara come Marlene Knaus Lauda), ma non molto, il film è romanzato il giusto, senza diventare un pretesto per la solita storia d'amore. Il focus rimane sempre su Lauda e Hunt. Tanto che lo spazio per gli altri piloti è risicato, c'è giusto il nostro Favino che interpreta Baffo Regazzoni, compagno di Lauda. Sarebbe stato bello vedere anche altri protagonisti, come Merzario fra i soccoritori di Niki al Nurburgring, Jochen Mass compagno di Hunt e magari anche Mario Andretti. Ma funziona benissimo anche così. Anche senza Bernie Ecclestone.

Che in quegli anni aveva già quell'espressione arcigna da Gargamella. Il tipo con le orecchie e il naso grandi è invece Ken Tyrrell.
Una curiosità, la vera McLaren M23 di Hunt è stata prestata e guidata da Andrea Burani, manager italiano con la passione e i soldi per potersi permettere svariate auto storiche. Pare abbia fatto provare la M23 anche ai figli di Hunt.

Insomma, se volete emozionarvi e rivivere una storia di F1 autentica, una storia di vita autentica (anche se magari Niki e James non si odiavano così tanto come appare nel film) spendete questi 6-7 eurini e andatelo a vedere in un buon cinema, non scaricatelo dall'internet, fatevi un favore. Non ve ne pentirete. Detto anche da chi era con me ed era scettico prima di entrare in sala. Amen.

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